Collepardo

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Secondo l'ipotesi più diffusa, il nome Collepardo trarrebbe origine dalla presenza nel territorio di gatti selvatici o linci, detti gattopardi, a ciò si ispira lo stemma comunale raffigurante un felino nell'atto di dissetarsi con l'acqua di un torrente.

Ma esistono altre teorie riguardo all’origine del toponimo: una di queste ne rintraccia l’origine nell’ipotetico nome del primo comandante dell’antica colonia di Goti stanziata nella zona; secondo un’altra il nome verrebbe dal latino Collis arduis (collina impervia) attraverso un’ipotetica forma intermedia Collis pardis.

Situata nel cuore dei Monti Ernici, Collepardo è un grazioso borgo medievale: un fitto reticolo di viuzze e piazzette, che offre pittoreschi scorci di paesaggio. Il territorio carsico di Collepardo è luogo di singolari fenomeni geologici, che hanno lasciato tracce di eccezionale interesse naturalistico.

Nelle Grotte di Collepardo si sono trovate testimonianze di vari stazionamenti umani in epoche differenti e reperti pagani del culto misterico solare del Mitraismo, segno che la grotta era uno dei santuari che di solito anticamente venivano aperti su vie maggiori per i pellegrini e viandanti che lì passavano.
Questa strada fu incrociata in età romana con la consolare via Prenestina; da questo punto si era collegati anche con Roma e viceversa si svoltava verso Collepardo, Trisulti raggiungendo l’antico Sannio.

Nell’antichità, come in seguito nel Medioevo, la strada era la protagonista su cui si basava tutta l’economia di allora, il commercio avveniva tra i popoli toccati da essa ed era vitale difenderla dal brigantaggio, attrezzarla con alberghi, osterie, poste, torri e castelli, zone di mercato; sulla strada si potevano vendere i prodotti lavorati e coltivati, guadagnare dando ristoro e asilo ai viandanti, ai pellegrini e ai loro carri ed animali. Anche i templi lungo la strada ricevevano l’obolo dei passeggeri.

Collepardo ospita sul suo territorio uno dei Monasteri più belli dell’Italia centrale: la Certosa di Trisulti, edificata nel 1204 per volere di Papa Innocenzo III. Dal 1947 essa non ospita più i Certosini ma i Cistercensi, che accolgono cordialmente i visitatori tra chiostri silenziosi ed antichi laboratori di farmacia ed erboristeria.

Interessante e attualissimo è il corso di erboristeria e botanica pratica, introduttivo al riconoscimento ed uso delle piante officinali, organizzato annualmente nel piccolo centro: non si lascia così cadere l’antica tradizione locale, che da secoli ricerca e trasforma le erbe officinali di cui è ricca la flora dei Monti Ernici. Sempre a valorizzazione e studio di questo tesoro naturale c’è anche da ammirare il Giardino botanico “Flora Ernica”.

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