Il sacrario si trova a circa 1.500 s.l.m. al termine di una lunga e tortuosa strada in salita che inizia da un fontanile di acqua freschissima e termina ad una sbarra accanto alla quale è posto un cannone della Seconda Guerra Mondiale, a difesa della sacralità del luogo. Si parcheggia e si prosegue a piedi nel bosco di faggi, su una carrareccia di pietrisco, per circa 500 metri, sino a giungere al monumento eretto nel 1993, nel cinquantenario della strage.
Vi era un cartello, ora scomparso, che riassumeva con chiare e sentite parole l’orrore qui manifestatosi: “Il 28 dicembre 1943 truppe tedesche trucidarono 38 inermi cittadini di Cardito e quattro militari del dissolto Esercito Italiano. Erano rei di essersi prodigati, con eccezionale senso di abnegazione e carità cristiana, per alleviare le altrui sofferenze, comprese quelle dei loro carnefici, e avevano dato soccorso a quanti si trovavano in stato di bisogno nella furia della battaglia che la guerra aveva portato su questi monti.
Il loro sacrificio ha radici nel patrimonio culturale comune della nostra gente e rende sacro il luogo che state visitando. Vi chiediamo cortesemente di averne rispetto”.
Anche all’inizio di questo sito si incontra una fonte, ma non esce più una goccia d’acqua ed è in stato abbastanza dimesso. Superatala, ci si trova di fronte ad una scalinata contornata da bassi muretti in pietra a secco, ai piedi della quale sono posti, uno per parte, due grossi massi con lapidi da cui si leggono, su una i nomi delle vittime (molti erano bambini tra 1 mese di vita e 10 anni!) e sull’altra una toccante ode del sindaco del 1993.
Al culmine della scalinata si innalza, su un altare, la ferrea scultura commemorativa, opera dell’artista Umberto Mastroianni.